SPOLLONATURA DELLA VITE

La Spollonatura

La spollonatura è un'importante pratica colturale, da effettuare generalmente ai primi di maggio.
Su varietà precoci e in vigneti in allevamento può essere necessario intervenire prima, mentre su vigneti adulti si può posticipare l'operazione, ma si sconsiglia di attendere troppo in quanto i polloni tendono a lignificare, determinando maggiori difficoltà di esecuzione.

Quest’anno, invece, il ritardo vegetativo e la siccità invernale, che molto probabilmente ha determinato una disidratazione di tralci e cordoni permanenti e il conseguente ridotto germogliamento di alcune varietà (ad es. il Lambrusco salamino), hanno fatto rimandare l’operazione di spollonatura. Questo, in parte, per il ritardo nello sviluppo degli stessi polloni come di tutta la pianta, e, in parte, per valutare la necessità di selezionare alcuni polloni da allevare per la sostituzione del cordone compromesso dal secco invernale.

Tradizionalmente la sua esecuzione è di tipo manuale e comporta un elevato investimento di manodopera, con tempi variabili dalle 15 alle 25 ore/ha.
Può essere meccanizzata mediante l'utilizzo di apposite attrezzature, ottenendo una buona pulizia fino a un'altezza da terra di circa 80 cm. Questo valore può variare a seconda del tipo di macchine e del numero di "spazzole utilizzate" (vedi foto). 

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Inoltre, con la comparsa sul mercato di sostanze attive diserbanti di contatto e non traslocate all’interno della vite, da molti anni è stata introdotta la spollonatura chimica.

L'utilizzo di spollonatrici meccaniche o chimiche può ridurre notevolmente i tempi e i costi rispetto a una spollonatura manuale, a condizione di avere un’adeguata superficie vitata. Anche in questi casi, però, non si può prescindere da una piccola opera di rifinitura manuale stimabile intorno alle 5-7 ore/ha (foto). 

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L’operazione di rifinitura è importante e addirittura essenziale su vigneti potati meccanicamente, per eliminare i germogli presenti nella curvatura del cordone e che rischiano di determinare forti squilibri vegetativi. I germogli che partono infatti da tale zona sono particolarmente vigorosi e tendono a richiamare e utilizzare una buona parte di nutrienti, sottraendoli al resto della pianta. I germogli rimanenti, quindi, tendono a crescere meno e ad avere una minore uniformità, con conseguenti ripercussioni su quantità e qualità delle uve. Nei casi più gravi, alcuni tralci possono addirittura prendere il sopravvento rispetto al cordone, fenomeno particolarmente evidente su varietà come il Lambrusco Maestri, tanto che il viticoltore può, a fine anno, essere tentato di sostituire il vecchio cordone, spesso caratterizzato da parti "spoglie" (senza germogli). Tale soluzione è invece assolutamente da evitare se si è adottata una potatura meccanica che richiede di conservare intatto il cordone produttivo il più a lungo possibile.

A seconda della tipologia di esecuzione, l'efficacia della spollonatura è vincolata alla tempistica d'intervento. In generale il germoglio ottimale da eliminare dovrebbe essere erbaceo e non intrecciato con la parete produttiva, ovvero con lunghezza media compresa tra 10 e 20 cm.
Data la notevole velocità di accrescimento della vegetazione, è importante valutare bene la capacità operativa di ogni scelta adottata, sia essa manuale, meccanica o chimica.
Si consiglia, quindi, di non partire troppo presto, per poter intervenire su un maggiore numero di germogli, e al contempo, non troppo tardivamente, perché i germogli risulterebbero poi di difficile eliminazione, con un conseguente aggravio di tempi e costi.

Per la spollonatura chimica sono disponibili prodotti a base di carfentrazone-etile, pyraflufen-etile e acido pelargonico e si consiglia d’intervenire con germogli non eccessivamente sviluppati, bagnando bene. In ogni caso, è importante ricordare come un passaggio non sia mai sufficiente e richieda almeno una successiva ribattuta nel corso della stagione vegetativa.

 

 

 

 

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