Attività sperimentali

Il secondo filone di attività si è concretizzato con la realizzazione di prove sperimentali volte alla definizione dei corretti volumi di spray. Nelle prime esperienze, condotte a partire dagli anni '80, è stata verificata la possibilità di ridurre i quantitativi di liquido attraverso l'impiego di irroratrici pneumatiche. A questo scopo, l'efficienza delle tecniche a basso volume veniva confrontata con le performance offerte dai sistemi standard a medio ed alto volume.

I parametri di riferimento per la valutazione delle metodologie di distribuzione, quali gli indici vegetativi della coltura, il tipo di copertura del bersaglio e la popolazione delle gocce, sono stati in ogni caso rapportati all'esito della difesa. La lettura delle problematiche applicative si è sempre delineata in funzione del ruolo del nostro Ente a livello provinciale, quale referente per la difesa delle colture. Infatti, gli aspetti meccanici, su cui hanno maggiormente indagato diverse strutture universitarie, hanno rappresentato uno strumento per mettere in luce il grado di efficacia del trattamento e le problematiche ad esso legate.


Le ricerche condotte in questo settore hanno sottolineato l'efficienza dei bassi volumi contribuendo alla diffusione di tali tipologie d'intervento, con tutti i benefici che ne sono derivati. Tuttavia, l'impiego di ridotte volumetrie di spray non rappresenta l'unica soluzione ai problemi dell'applicazione degli antiparassitari. Tanto si può ancora fare per razionalizzare le tecniche di distribuzione a medio ed alto volume senza sostituirle radicalmente.

Alle prime sperimentazioni sui bassi volumi si sono presto affiancate ricerche più complesse finalizzate all'adeguamento dei parametri di distribuzione alle reali condizioni operative. Sostanzialmente ci si è orientati verso la definizione di una metodologia di determinazione dei quantitativi di liquido in funzione delle caratteristiche vegetative degli impianti. Un primo screening dei modelli disponibili in altri paesi ha spostato l'attenzione inizialmente verso il metodo TREE-ROW-VOLUME e successivamente verso la tecnica australiana UNIT CANOPY ROW, sulla quale si sono improntate le attività sperimentali degli ultimi anni.
Queste pagine contengono una breve rassegna delle prove maggiormente significative di cui vengono evidenziati gli aspetti più rilevanti.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla bibliografia prodotta. 

Materiale disponibile: 

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