La spollonatura è un'importante pratica colturale, da effettuare generalmente ai primi di maggio.
Su varietà precoci e in vigneti in allevamento può essere necessario intervenire prima, mentre su vigneti adulti si può posticipare l'operazione, ma si sconsiglia attendere troppo in quanto i polloni tendono a lignificare, determinando maggiori difficoltà di esecuzione.
Tradizionalmente la sua esecuzione è di tipo manuale e comporta un elevato investimento di manodopera, con tempi variabili dalle 15 alle 25 ore/ha.
Può essere meccanizzata mediante l'utilizzo di apposite attrezzature, ottenendo una buona pulizia fino a un'altezza da terra di circa 80 cm. Questo valore può variare a seconda del tipo di macchine e del numero di "spazzole utilizzate" (vedi foto).
Da alcuni anni è stata introdotta la spollonatura chimica, con la comparsa sul mercato di carfentrazone-etile e pyraflufen-etile. Dal 2016 è disponibile anche l'acido pelargonico.
L'utilizzo di spollonatrici meccaniche o chimiche può ridurre notevolmente tempi e costi rispetto a una spollonatura manuale, a condizione di avere una adeguata superficie vitata, come già dimostrato da diversi autori (Scienza et al., 2008).
Anche in questi casi, però, non si può prescindere da una piccola opera di rifinitura manuale stimabile intorno alle 5-7 ore/ha (foto).
Questa operazione è importante e addirittura essenziale su vigneti potati meccanicamente, per eliminare i germogli presenti nella curvatura del cordone e che rischiano di determinare forti squilibri vegetativi.
I germogli che partono infatti da tale zona sono particolarmente vigorosi e tendono a richiamare e utilizzare una buona parte di nutrienti, rendendoli meno disponibili al resto della pianta. I germogli rimanenti, quindi, tendono a crescere meno e ad avere una minore uniformità, con conseguenti ripercussioni su quantità e qualità delle uve. Nei casi più gravi, alcuni tralci possono prendere il sopravvento rispetto al cordone, fenomeno particolarmente evidente su varietà come il Lambrusco Maestri, tanto che il viticoltore può, a fine anno, essere tentato di sostituire il vecchio cordone, spesso caratterizzato da parti "spoglie" (senza germogli). Tale soluzione è invece assolutamente da evitare, soprattutto se si è adottata una potatura meccanica che richiede di conservare intatto il cordone produttivo il più a lungo possibile.
A seconda della tipologia di esecuzione, l'efficacia della spollonatura è vincolata alla tempistica d'intervento. In generale il germoglio ottimale da eliminare dovrebbe essere erbaceo e non intrecciato con la parete produttiva, ovvero con lunghezza media compresa tra 10 e 20 cm.
Data la notevole velocità di accrescimento della vegetazione, è importante valutare bene la capacità operativa di ogni scelta adottata, sia essa manuale, meccanica o chimica.
Si consiglia, quindi, di non partire troppo presto, per poter intervenire su un maggiore numero di germogli, e al contempo, non troppo tardivamente, perché i germogli risulterebbero poi di difficile eliminazione, con un conseguente aggravio di tempi e costi.
Utilizzando carfentrazone-etile è meglio comunque non partire con germogli minori di 10 cm e bagnare bene. Anche per il prodotto a base di acido pelargonico e per i preparati contenenti pyraflufen-etile è importante intervenire con germogli di lunghezza inferiore a 15 cm.
In ogni caso, è importante ricordare come un passaggio non sia mai sufficiente e richieda almeno una successiva ribattuta nel corso della stagione vegetativa.