Consorzio Fitosanitario Provinciale

Il castagno, la vespa cinese e…il futuro

di Andrea Catellani

L’arrivo di Dryocosmus kuryphilus, il parassita meglio noto come vespa del castagno, nel territorio della nostra provincia ha indubbiamente aggiunto un’ulteriore problematica nell’ambito di una coltivazione che già si trova a fronteggiare numerose difficoltà e che ne mettono in discussione la stessa sopravvivenza.

Come spesso accade però, non tutto è da considerare negativo ed infatti, la comparsa di questo temibile problema, ha consentito di risvegliare l’interesse nei confronti del castagno e, più in generale, nell’intero comparto della castanicoltura. Questo settore dell’economia che naturalmente non rappresenta una priorità per il complesso degli equilibri nazionali, può costituire una fonte fondamentale per la sussistenza di realtà di dimensioni più ridotte, sia in termini di coltura da reddito attraverso la produzione dei gustosi frutti che in termini meno misurabili, ma altrettanto importanti, di paesaggio. Infatti vaste aree della nostra montagna sono popolate da castagneto ed ospitano nel proprio ventre anche maestosi esemplari secolari che nobilitano il nostro patrimonio arboreo.

La diffusione della vespa, dopo il primo ritrovamento del 2008, è proseguita senza sosta negli anni successivi andando ad interessare ormai quasi completamente l’areale di diffusione del castagno nella nostra provincia. Anche nelle altre province limitrofe l’insetto ha continuato a diffondersi, in assoluta analogia con quanto già accaduto nel resto dell’Italia.

Le caratteristiche dell’insetto rendono difficile concepire una strategia difensiva efficace D. kuryphilus è infatti un imenottero galligeno esotico (proviene dall’Oriente) che si è ottimamente adattato al nostro ambiente, dove riesce ormai a riprodursi senza alcuna difficoltà. L’assenza di nemici comuni che hanno il compito in natura di limitarne la pericolosità ha inoltre consentito la particolare incidenza della sua azione trofica, rendendo altresì manifesta la sua presenza sulle piante dei nostri boschi. Ecco, infatti, che oggi osservando con attenzione le piante di castagno possiamo notare senza alcuna difficoltà la presenza di piccole neoformazioni di colore verde o rossastro, le caratteristiche galle, che ospitano le giovani larve dell’insetto.

Un’altra caratteristica che rende la vespa maggiormente temibile è la sua capacità di riprodursi attraverso partenogenesi telitoca, originando quindi sempre esemplari femmina ulteriormente in grado di riprodursi senza accoppiamento.

Se aggiungiamo anche le caratteristiche dell’ambiente nel quale il castagno vegeta, ovvero spesso all’interno di ambienti fortemente naturalizzati con limitata influenza antropica, possiamo facilmente comprendere come ad esempio la lotta chimica sia praticamente inapplicabile. Questo sia in termini di assenza di sostanze attive registrate allo scopo, sia in termini di difficoltà di procedere ad interventi senza compromettere l’integrità dell’ecosistema.

L’unica strategia efficace, come dimostrato anche da numerosi studi eseguiti da parte di ricercatori affermati, è quella rappresentata dall’introduzione del parassitoide Torimus sinensis che ha la capacità di mantenere controllata la popolazione del parassita. Questa strategia di lotta biologica possiede i pregi e i limiti consueti, ovvero, se da un lato consentirà di raggiungere un buon equilibrio parassita/limitatore naturale dall’altro impiegherà un tempo non  brevissimo per giungere al risultato atteso.

Attualmente nella nostra provincia abbiamo effettuato cinque lanci del parassitoide diffusi in punti differenti della provincia, individuando due potenziali siti di pre-moltiplicazione del Torimus, ovvero presumibili serbatoi di produzione del prezioso alleato della nostra battaglia.

I primi risultati che abbiamo potuto valutare in merito all’adattamento di Torimus nel nostro territorio sono molto incoraggianti, in linea con quanto osservato negli scorsi anni.

Purtroppo nella soddisfazione evidente per i risultati della nostra scelta strategica nei confronti della lotta a D. kuryphilus dobbiamo registrare l’indubbia difficoltà nel dover spiegare a coloro che ritrovano il parassita nel proprio castagneto che non abbiamo a disposizione alcun ulteriore mezzo di lotta efficace prontamente utilizzabile ed anche che la disponibilità del parassitoide è limitata non da fattori economici, ma da problemi nel loro allevamento che può essere eseguito solo su ospite vivo.

Al momento quindi possiamo solo diffondere la convinzione che il tempo ci darà ragione e in un arco temporale moderatamente breve arriveremo al completo contenimento del problema, ma per adesso occorre convivere con il problema essendo consapevoli che al momento non si registrano considerevoli cali della produttività delle piante e neppure casi di morte di esemplari colpiti, almeno non in maniera diretta.

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