Consorzio Fitosanitario Provinciale

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Le barbatelle di oggi, i vigneti di domani

Altri 50 ettari controllati durante la stagione 2020.

di Marco Profeta e Fabio Gambirasio

Anche nel corso del 2020 è proseguita l’indagine territoriale sui vigneti in allevamento, progetto che ci vede, ormai dal 2018, impegnati su questo versante. È fondamentale assicurare in campo una situazione ottimale di salubrità e, partire con barbatelle sane, evita ulteriori operazioni agronomiche di risanamento in campo, viste le molteplici problematiche che i vigneti in allevamento possono presentare. Le più frequenti avversità sono:

v  Biotiche:

  • fitoplasmosi (legno nero e flavescenza dorata);
  • batteriosi (Agrobacterium tumefaciens);
  • virosi (complesso dell’accartocciamento fogliare, complesso del legno riccio, complesso dell’arricciamento, del pinot grigio);
  • micosi (mal dell’esca).

v  Abiotiche:

  • disaffinità d’innesto;
  • problematiche di germogliamento.

Il monitoraggio è servito per valutare e stimare la diffusione e l’incidenza delle avversità citate sopra. Come per ogni monitoraggio ci siamo avvalsi di un protocollo utile a standardizzarlo, che prevedeva:

  • dimensione parcella controllata di circa 1 Ha;
  • una sola varietà presente;
  • età del vigneto non superiore al 2° anno (negli anni precedenti, i vigneti controllati comprendevano anche il 3° anno).

Per poter ottenere un campione rappresentativo di aziende con le sopra citate caratteristiche, abbiamo contattato tutte le parti che potevano darci le informazioni necessarie, come ad esempio rivendite, cantine, impiantisti, Provincia e associazioni.

Abbiamo preso contatto con le varie aziende ed eseguito i controlli dal mese di agosto a settembre.

Il lavoro è stato lungo ed impegnativo e ci ha permesso di raggiungere numeri importanti (vedi Tabella 1).

Per avere un quadro completo di quanto osservato in campo, bisognava avere delle informazioni in più, poiché ogni avversità necessità di una propria indagine, relativa ai diversi fattori che possono darci un’idea sulla loro provenienza e sviluppo.

Intervistando i nostri agricoltori, oltre ai dati aziendali, siamo risaliti ad aspetti legati alla conduzione agronomica e fitosanitaria del vigneto, alla presenza di incolti e/o di vite americana nelle vicinanze dell’appezzamento.

Viste le differenti manifestazioni sintomatiche delle varie problematiche e della loro relativa diffusione in campo, abbiamo effettuato un monitoraggio minuzioso. Ogni singola pianta dell’ettaro preso in esame è stata visionata completamente in tutte le sue parti. Questo perché per i giallumi, virosi e mal dell’esca, i sintomi sono riscontrabili soprattutto a livello dei tralci e dell’apparato fogliare, dove si possono avere da lievi alterazioni cromatiche fino a modificazioni morfologiche e disseccamento; per quanto riguarda invece i sintomi da batteriosi, virosi e disaffinità d’innesto, il controllo è stato effettuato all’altezza del portinnesto, togliendo gli shelter dove necessario. Nei casi in cui non era chiara l’avversità, sono stati raccolti campioni utili ad identificarne l’eziologia.

Raggiunta una mole di dati ottimale si è proceduto ad una elaborazione e successiva analisi (Grafico 1).

Giallumi della vite

Questa avversità, a causa della sua peculiare diffusione in campo, merita un’analisi specifica e, grazie ai molti dati ottenuti, siamo riusciti ad eseguire elaborazioni non solo lavorando sul totale delle piante monitorate, ma anche differenziandone l’età (Grafico 2).

Come negli anni precedenti, vi è una certa scalarità del numero di piante sintomatiche con l’aumentare dell’età dell’impianto. Questo ci concorda nel dire che dai vivai sicuramente arriva  materiale già infetto, ma una gestione agronomica e fitosanitaria non adeguata e un mancato estirpo delle piante malate, sommato alla possibile trasmissione dei fitoplasmi tramite i relativi vettori, causa un aumento della problematica in maniera esponenziale con il passare degli anni. Questa problematica si conferma anche quest’anno, la più diffusa e presente nelle aziende monitorate.

Esaminando le singole aziende, abbiamo riscontrato diversi casi con assenza di sintomi, ma anche situazioni con un numero rilevante di piante sintomatiche (Grafico 3).

Per quanto riguarda l’analisi varietale, non abbiamo riscontrato particolari differenze sulla suscettibilità a queste fitoplasmosi.

Altre problematiche

Su tutte le altre problematiche, sia biotiche che abiotiche, non abbiamo riscontrato significative differenze legate ad anni diversi delle barbatelle e, benché meno, dal punto di vista varietale. Anzi in un caso abbiamo riscontrato la presenza di agrobatterio su diverse piante (azienda 28), cosa non rilevata lo scorso anno nel medesimo appezzamento.

Interessante è il caso dell’azienda 36, dove sono state riscontrate diverse piante colpite dal virus del pinot grigio, per l’esattezza 17 piante corrispondenti allo 0,7%, numeri decisamente alti rispetto al media. Questa avversità è già nota da diversi anni sul nostro territorio, ma non ha mai destato particolare interesse a causa della sua ridotta diffusione. Nelle ultime stagioni, soprattutto quest’anno, stiamo assistendo ad un suo graduale insediamento che, in singoli casi, ha creato non pochi problemi. Per ulteriori approfondimenti vedi il box GPGV: un “nuovo” problema da affrontare?

Queste problematiche, a differenza dei giallumi, dipendono molto dalla qualità del materiale di partenza. Infatti, esse sono presenti in campo quando provenienti dal vivaio. Ovviamente questo accade se non si ha, all’interno dell’appezzamento, la presenza di vettori e si eseguono correttamente tutte le buone pratiche di gestione agronomica necessarie a non diffonderle.

Nei vari grafici sottostanti vengono quantificati i problemi rilevati in campo e, come possiamo osservare, non sono distribuiti uniformemente, ma si tratta di singoli casi aziendali (Grafico 4, 5, 6, 7).

I problemi di germogliamentoanche quest’anno hanno evidenziato come in alcune aziende ci siano stati danni rilevanti, anche fino al 27% di barbatelle con mancato sviluppo vegetativo, probabilmente dovuto a materiale di partenza di scarsa qualità proveniente dai vivai, aggravato da un inizio di stagione avverso dal punto di vista climatico, dovuto ad un’assenza di precipitazioni nei primi mesi dell’anno, abbinato alla gelata del 24 marzo, dove abbiamo toccato anche i -7°C. Il resto della stagione ha visto un numero ricorrente di eventi temporaleschi straordinari (come ad esempio i 188 mm registrati dalla stazione meteo di Sesso della rete del Consorzio, Fitoclimate) che hanno danneggiato ulteriormente le piante già sofferenti.

A riconferma di quanto detto finora, a differenza dei giallumi, la minore incidenza di tutte le altre problematiche e la loro presenza concentrata in poche aziende, ci fa dire che queste sono probabilmente dovute a partite di materiale non conforme ed infetto (Grafico 8).

Per quanto riguarda le varietà monitorate negli ultimi 3 anni, vogliamo ribadire che vi è, anche per l’annata 2020, una tendenza ben definita. Come possiamo notare dal grafico 9, il 77% dei vigneti da noi osservati, presenta il vitigno ancellotta, distribuita uniformemente sul territorio. A conferma del trend, unendo i dati degli ultimi 3 anni, la percentuale di questo vitigno risulta del 68%. Nell’area collinare invece si sta assistendo ad un forte incremento del vitigno spergola (Grafico 10).

Ovviamente questi grafici non mostrano il censimento di tutti i vigneti reggiani, ma probabilmente rispecchiano la tendenza delle aziende nel decidere di impiantare prevalentemente vitigni più redditizi e meno problematici per alcune delle avversità viste in precedenza.

In conclusione, possiamo riaffermare e ribadire che mediante l'utilizzo di materiale sano, una corretta gestione agronomica e fitosanitaria di ogni singolo vigneto, possiamo ottenere le migliori produzioni, assicurandone anche ottime caratteristiche qualitative, senza dimenticarci della molteplice varietà che contraddistingue il nostro patrimonio viticolo.

 

 

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