La rete autogestita di trappole per il monitoraggio della tignoletta dell’uva
di Mirko Bacchiavini
Nelle due ultime stagioni viticole tignoletta, o Lobesia botrana se preferite l’aulica nomenclatura linneiana, ha finalmente dato un po’ di tregua ai viticoltori reggiani e anche a noi tecnici.
Nel nostro areale vitato, stretto nella lunga fascia tra la collina e il Po, i problemi maggiori causati da questo insetto si osservano particolarmente in vendemmia quando le larve della terza generazione penetrano negli acini prossimi la maturazione per cibarsi del loro contenuto. Non di rado l’attività delle larve innesca fenomeni di botrite e marciumi che, se non controllati in tempo, a fatica riusciamo efficacemente a contrastare.
Non conosciamo bene i meccanismi che da un anno all’altro portano all’aumento generalizzato della pressione di tignoletta e alla sua contrazione, sembrano entrare in gioco fattori eco-climatici su più ampia scala territoriale che restano di difficile interpretazione per riuscire a programmare, con largo anticipo utili strategie di difesa.
La struttura tecnica del Fitosanitario, per dare un più valido supporto alle scelte dei viticoltori,segue da sempre con particolare attenzione l’evolversi delle dinamiche di tignoletta.
Già nei primi anni ’90, quando si era registrata una forte recrudescenza del fenomeno soprattutto nelle zone tra Fabbrico e Rolo, veniva emanato uno speciale bollettino“tignoletta” nel quale si consigliavano tempi e prodotti più adeguati per fare fronte al fitofago.
L’impegno dei tecnici del Fitosanitario verso tignoletta non è mai venuto meno anche in seguito: come ricorderete, dopo ben due anni di sperimentazione sul campo, si decise nel 2014 di proporre il metodo della confusione sessuale alla tignoletta su più larga scala coinvolgendo piccoli gruppi di viticoltori.
Le decisioni del Fitosanitario in materia di difesa e, a maggior ragione, per quanto riguarda la perniciosa tignoletta, non hanno mai potuto fare a meno di una buona rete di monitoraggio diffusa sul territorio provinciale che settimanalmente deve darci le informazioni necessarie e più aggiornate possibile sull’andamento del fenomeno. Conoscere la precisa fase di sviluppo biologico dell’insetto, in stretta relazione a quella fenologica della vite, stimare il suo prossimo sviluppo biologico attraverso i sistemi previsionali, avere il polso del livello d’infestazione territoriale, sono dati imprescindibili per una gestione mirata del problema.
Da qualche anno per ampliare la nostra rete di monitoraggio tignoletta, ma anche per coinvolgere attivamente un maggior numero di agricoltori, abbiamo chiesto a 15 volenterosi d’installare nei loro vigneti altrettante trappole feromoniche collose (tavola 1)con l’impegno di comunicarci settimanalmente le catture durante tutta la stagione viticola sino alla vendemmia.
Come ben sapete, le trappole collose (foto 1) innescate con lo specifico feromone sessuale di Lobesia botrana, sono strumenti tecnici usati da tempo per stimare il volo degli adulti maschi (foto2). Questi,attratti dal feromone sintetico diffuso nell’aria, si avvicinano alla trappola restandone invischiati sul fondo colloso. La lettura settimanale delle catture dà utili informazioni alla singola azienda agricola, che può così stimare l’inizio dell’ovideposizione sui grappoli e, in base a questo, stabilire con una certa autonomia se programmare l’intervento insetticida e quale prodotto preferire. Le stesse informazioni, elaborate però su scala territoriale più ampia, permettono a noi tecnici di avere un quadro comprensoriale più preciso del fenomeno.
La distribuzione delle aziende del progetto “flight” – questa volta è piaciuto anche a noi usare un termine anglosassone - ha cercato di coprire la maggior parte del territorio vitato della provincia, facendo maggiore attenzione per quelle zone storicamente più critiche verso le infestazioni di tignoletta (tabella 1)
La consegna delle trappole ai nostri quindici volonterosi agricoltori è avvenuta già ai primi di marzo, quest’anno tignoletta sembrava voler iniziare il proprio volo con qualche settimana in anticipo, per fortuna che così non è stato. La primissima cattura - che come le rondini non fa primavera - è stata registrata nella trappola “flight” di Bagno nel comune di Reggio il 30 marzo, dopodiché chi prima chi poi, è stato tutto un susseguirsi di catture per tre generazioni fino alla vendemmia.
Dei quindici vigneti monitorati per mezzo del progetto “flight”, in ben sei era stata usata la tecnica biologica di contrasto alla tignoletta per mezzo della confusione sessuale (foto 3) che, come ben sappiamo, tende a schermare la capacità attrattiva delle trappole stesse; tuttavia il dato c’è sembrato comunque degno delle nostre attenzioni poiché ci ha consentito di ottenere ugualmente informazioni circa la tenuta del sistema basato sull’erogazione di feromoni sessuali di sintesi.
Ogni vigneto in cui era installata una trappola del progetto “flight” è stato oggetto, da parte dei tecnici del Fitosanitario, di uno specifico monitoraggio dei grappoli a fine volo per ciascuna delle tre generazioni, questo per dare un quadro più completo del fenomeno tignoletta: da qualche anno non vi è più una relazione così stretta fra numero di adulti catturati e numero di uova deposte sugli acini. Le trappole, specie se considerate in un singolo contesto aziendale, ci danno informazioni sì sull’inizio e il termine dei voli dei maschi adulti, tuttavia il rapporto sul numero di uova deposte dalle femmine e quindi le larve che potenzialmente nasceranno da queste, non è sempre così direttamente proporzionale. Per avere un quadro più chiaro delle potenziali infestazioni è importante far seguire al monitoraggio delle catture anche quello dei grappoli.
L’andamento 2020 delle catture e delle infestazioni nelle 15 aziende “flight” fortunatamente non ha fatto registrare valori fuori standard tali da caldeggiare urgenti interventi di difesa (grafico 1).
La prima generazione di tignoletta 2020, quella primaverile che produce larve a spese dei boccioli fiorali, è stata generata delle fecondazioni avvenute durate i voli registrati dagli ultimi giorni di marzo agli ultimi di maggio, con un picco tra fine aprile e i primi di maggio. Il controllo dei grappolini ancora non allegati ha mostrato una variazione d’infestazioni da 0% ad un massimo del 13% con una media sui 15 campi del 2,8% di grappolini con larve. Numeri complessivi più che sopportabili.
Senza uno stacco temporale troppo marcato, il secondo volo è stato registrato già nel periodo che va dai primi di giugno fino alla fine della seconda decade di luglio, con un massimo nell’ultima settimana di giugno. Il bacato sugli acini verdi provocato dall’attività delle larve di seconda generazione è stato modesto, con una media di 0,7 larve per vigneto controllato.
Potenzialmente di maggiore dannosità, specie nei nostri areali e per le uve a raccolta più tardiva, è certamente la terza generazione. Le quindici trappole hanno registrato il terzo volo tra l’ultima decade di luglio e l’inizio della vendemmia con una punta nella settimana dopo ferragosto. Fortunatamente quest’anno anche l’ultima generazione non si è rivelata di forte dannosità per i vigneti dei nostri 15 volontari, con ovideposizioni inferiori ad 1 uovo su cento grappoli controllati.
La vendemmia ha chiuso temporalmente il nostro monitoraggio collettivo, nonostante il volo reale di tignoletta abbia certamente continuato ben oltre questo limite.
Per la struttura tecnica del Fitosanitario questo monitoraggio “corale” ha ampliato il numero dei dati che settimanalmente controlliamo per aver il polso della situazione “vite”, consentendoci di rispondere in modo più puntuale e preciso alle esigenze del mondo viticolo reggiano. In chiusura colgo l’occasioneper ringraziare di cuore Natale, Davide, Renato, Denny, Paolo, Luca, Luigi, Ciro, Rolando, Luciana & Giamba, Giorgio, Angelo, Franco, Mauro e Dante, che si sono prodigati ad installare nei loro vigneti le trappole, nel leggermi settimanalmente le catture e comunicarmi il dato in tempo per il bollettino di difesa integrata del giovedì. Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta! Grazie ancora.
Nelle due ultime stagioni viticole tignoletta, o Lobesia botrana se preferite l’aulica nomenclatura linneiana, ha finalmente dato un po’ di tregua ai viticoltori reggiani e anche a noi tecnici.
Nel nostro areale vitato, stretto nella lunga fascia tra la collina e il Po, i problemi maggiori causati da questo insetto si osservano particolarmente in vendemmia quando le larve della terza generazione penetrano negli acini prossimi la maturazione per cibarsi del loro contenuto. Non di rado l’attività delle larve innesca fenomeni di botrite e marciumi che, se non controllati in tempo, a fatica riusciamo efficacemente a contrastare.
Non conosciamo bene i meccanismi che da un anno all’altro portano all’aumento generalizzato della pressione di tignoletta e alla sua contrazione, sembrano entrare in gioco fattori eco-climatici su più ampia scala territoriale che restano di difficile interpretazione per riuscire a programmare, con largo anticipo utili strategie di difesa.
La struttura tecnica del Fitosanitario, per dare un più valido supporto alle scelte dei viticoltori,segue da sempre con particolare attenzione l’evolversi delle dinamiche di tignoletta.
Già nei primi anni ’90, quando si era registrata una forte recrudescenza del fenomeno soprattutto nelle zone tra Fabbrico e Rolo, veniva emanato uno speciale bollettino“tignoletta” nel quale si consigliavano tempi e prodotti più adeguati per fare fronte al fitofago.
L’impegno dei tecnici del Fitosanitario verso tignoletta non è mai venuto meno anche in seguito: come ricorderete, dopo ben due anni di sperimentazione sul campo, si decise nel 2014 di proporre il metodo della confusione sessuale alla tignoletta su più larga scala coinvolgendo piccoli gruppi di viticoltori.
Le decisioni del Fitosanitario in materia di difesa e, a maggior ragione, per quanto riguarda la perniciosa tignoletta, non hanno mai potuto fare a meno di una buona rete di monitoraggio diffusa sul territorio provinciale che settimanalmente deve darci le informazioni necessarie e più aggiornate possibile sull’andamento del fenomeno. Conoscere la precisa fase di sviluppo biologico dell’insetto, in stretta relazione a quella fenologica della vite, stimare il suo prossimo sviluppo biologico attraverso i sistemi previsionali, avere il polso del livello d’infestazione territoriale, sono dati imprescindibili per una gestione mirata del problema.
Da qualche anno per ampliare la nostra rete di monitoraggio tignoletta, ma anche per coinvolgere attivamente un maggior numero di agricoltori, abbiamo chiesto a 15 volenterosi d’installare nei loro vigneti altrettante trappole feromoniche collose (tavola 1)con l’impegno di comunicarci settimanalmente le catture durante tutta la stagione viticola sino alla vendemmia.
Come ben sapete, le trappole collose (foto 1) innescate con lo specifico feromone sessuale di Lobesia botrana, sono strumenti tecnici usati da tempo per stimare il volo degli adulti maschi (foto2). Questi,attratti dal feromone sintetico diffuso nell’aria, si avvicinano alla trappola restandone invischiati sul fondo colloso. La lettura settimanale delle catture dà utili informazioni alla singola azienda agricola, che può così stimare l’inizio dell’ovideposizione sui grappoli e, in base a questo, stabilire con una certa autonomia se programmare l’intervento insetticida e quale prodotto preferire. Le stesse informazioni, elaborate però su scala territoriale più ampia, permettono a noi tecnici di avere un quadro comprensoriale più preciso del fenomeno.
La distribuzione delle aziende del progetto “flight” – questa volta è piaciuto anche a noi usare un termine anglosassone - ha cercato di coprire la maggior parte del territorio vitato della provincia, facendo maggiore attenzione per quelle zone storicamente più critiche verso le infestazioni di tignoletta (tabella 1)
La consegna delle trappole ai nostri quindici volonterosi agricoltori è avvenuta già ai primi di marzo, quest’anno tignoletta sembrava voler iniziare il proprio volo con qualche settimana in anticipo, per fortuna che così non è stato. La primissima cattura - che come le rondini non fa primavera - è stata registrata nella trappola “flight” di Bagno nel comune di Reggio il 30 marzo, dopodiché chi prima chi poi, è stato tutto un susseguirsi di catture per tre generazioni fino alla vendemmia.
Dei quindici vigneti monitorati per mezzo del progetto “flight”, in ben sei era stata usata la tecnica biologica di contrasto alla tignoletta per mezzo della confusione sessuale (foto 3) che, come ben sappiamo, tende a schermare la capacità attrattiva delle trappole stesse; tuttavia il dato c’è sembrato comunque degno delle nostre attenzioni poiché ci ha consentito di ottenere ugualmente informazioni circa la tenuta del sistema basato sull’erogazione di feromoni sessuali di sintesi.
Ogni vigneto in cui era installata una trappola del progetto “flight” è stato oggetto, da parte dei tecnici del Fitosanitario, di uno specifico monitoraggio dei grappoli a fine volo per ciascuna delle tre generazioni, questo per dare un quadro più completo del fenomeno tignoletta: da qualche anno non vi è più una relazione così stretta fra numero di adulti catturati e numero di uova deposte sugli acini. Le trappole, specie se considerate in un singolo contesto aziendale, ci danno informazioni sì sull’inizio e il termine dei voli dei maschi adulti, tuttavia il rapporto sul numero di uova deposte dalle femmine e quindi le larve che potenzialmente nasceranno da queste, non è sempre così direttamente proporzionale. Per avere un quadro più chiaro delle potenziali infestazioni è importante far seguire al monitoraggio delle catture anche quello dei grappoli.
L’andamento 2020 delle catture e delle infestazioni nelle 15 aziende “flight” fortunatamente non ha fatto registrare valori fuori standard tali da caldeggiare urgenti interventi di difesa (grafico 1).
La prima generazione di tignoletta 2020, quella primaverile che produce larve a spese dei boccioli fiorali, è stata generata delle fecondazioni avvenute durate i voli registrati dagli ultimi giorni di marzo agli ultimi di maggio, con un picco tra fine aprile e i primi di maggio. Il controllo dei grappolini ancora non allegati ha mostrato una variazione d’infestazioni da 0% ad un massimo del 13% con una media sui 15 campi del 2,8% di grappolini con larve. Numeri complessivi più che sopportabili.
Senza uno stacco temporale troppo marcato, il secondo volo è stato registrato già nel periodo che va dai primi di giugno fino alla fine della seconda decade di luglio, con un massimo nell’ultima settimana di giugno. Il bacato sugli acini verdi provocato dall’attività delle larve di seconda generazione è stato modesto, con una media di 0,7 larve per vigneto controllato.
Potenzialmente di maggiore dannosità, specie nei nostri areali e per le uve a raccolta più tardiva, è certamente la terza generazione. Le quindici trappole hanno registrato il terzo volo tra l’ultima decade di luglio e l’inizio della vendemmia con una punta nella settimana dopo ferragosto. Fortunatamente quest’anno anche l’ultima generazione non si è rivelata di forte dannosità per i vigneti dei nostri 15 volontari, con ovideposizioni inferiori ad 1 uovo su cento grappoli controllati.
La vendemmia ha chiuso temporalmente il nostro monitoraggio collettivo, nonostante il volo reale di tignoletta abbia certamente continuato ben oltre questo limite.
Per la struttura tecnica del Fitosanitario questo monitoraggio “corale” ha ampliato il numero dei dati che settimanalmente controlliamo per aver il polso della situazione “vite”, consentendoci di rispondere in modo più puntuale e preciso alle esigenze del mondo viticolo reggiano. In chiusura colgo l’occasioneper ringraziare di cuore Natale, Davide, Renato, Denny, Paolo, Luca, Luigi, Ciro, Rolando, Luciana & Giamba, Giorgio, Angelo, Franco, Mauro e Dante, che si sono prodigati ad installare nei loro vigneti le trappole, nel leggermi settimanalmente le catture e comunicarmi il dato in tempo per il bollettino di difesa integrata del giovedì. Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta! Grazie ancora.