Il Consorzio Fitosanitario fa da solo
Progetto straordinario FD – Anno 2022
Le attività intraprese dal Consorzio mentre i viticoltori attendono che le Cantine sociali si trovino d’accordo per iniziare un nuovo ciclo di forte contrasto ai Giallumi della vite.
di Pasquale Mazio e Michele Violi
Il Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia ha avviato, con proprie risorse e il supporto del Servizio Fitosanitario Regionale, un Progetto straordinario di monitoraggio e lotta alla flavescenza dorata (FD) e agli altri Giallumi della vite (GY), ideato e coordinato da Pasquale Mazio e realizzato in campo da Michele Violi. Progetto certamente non paragonabile, nelle dimensioni, a quello proposto a Cantine e Consorzio di Tutela l’inverno scorso, di cui vi abbiamo dato conto sulle pagine di questo Notiziario nel numero precedente di marzo. Comunque sia, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo messo in cantiere un mini-progetto piuttosto impegnativo, ma che sta già fornendo dati utili per una nuova impostazione da dare alla difesa dalla flavescenza e dal legno nero (LN).
Il Progetto FD 2022
Abbiamo condotto un monitoraggio ad hoc dello scafoideo in 20 aziende, sia in conduzione integrata che biologica, mai controllate prima e variamente distribuite sul territorio.
Nell’epoca di massima visibilità del vettore della FD (fine maggio-metà giugno), sono stati effettuati dei rilievi sulla sua popolazione con il metodo sequenziale (messo a punto presso la Facoltà di Agraria di Torino), interessando solo in questo caso 23 vigneti.
Successivamente, dopo il trattamento insetticida, nei 20 vigneti prescelti sono state installate le trappole cromotropiche. Queste sono state esposte da fine giugno a inizio ottobre, con rilievi ogni 2-4 settimane in cui si eseguiva anche un controllo visivo della chioma per intercettare con maggior sicurezza la presenza dell’insetto.
In 10 dei vigneti del monitoraggio ad hoc, abbiamo inoltre effettuato dei rilievi pre- e post-trattamenti contro lo scafoideo, per una valutazione preliminare sull’efficacia del portafogli prodotti insetticidi, sia in difesa integrata che biologica. La valutazione preliminare non prevedeva il testimone non trattato ed è stata condotta considerando i soli trattamenti aziendali, scelti ed effettuati autonomamente dai viticoltori che ci ospitavano. I rilievi hanno previsto controlli: prima del trattamento insetticida, dopo tre giorni dal trattamento, dopo una settimana e a due settimane dal trattamento.
Contestualmente, nei 20 vigneti del Progetto sono stati condotti dei rilievi sulle viti sintomatiche e il campionamento per l’analisi molecolare in laboratorio, con il prelievo di 2 campioni (1 a luglio, l’altro a fine agosto-settembre) analizzati presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna.
Grazie al passaparola tra i viticoltori e a due impiantisti (Annovi & Gasparini e Morini) abbiamo individuato 11 nuovi impianti realizzati questa primavera utilizzando barbatelle termo-trattate. In 4 casi avevamo a disposizione anche il testimone non termo-trattato. In questi vigneti, abbiamo condotto rilievi periodici, anche con l’ausilio delle trappole cromotropiche, sulla presenza di scafoideo e ialeste (Hyalesthes obsoletus, vettore del legno nero), sull’attecchimento delle barbatelle e sulla manifestazione di sintomi da fitoplasmi, virus e batteri. A fine stagione, tra settembre e ottobre, questi 11 vigneti li abbiamo tutti mappati, riportando in un foglio Excel lo stato di ogni barbatella.
I risultati preliminari
Proprio perché sono dati preliminari, ottenuti da un primo anno di lavoro, preferiamo cogliere alcuni aspetti importanti piuttosto che fornire brute percentuali. Per questo, non entreremo nel dettaglio dei riscontri di campo; inoltre, per quanto riguarda la parte relativa al monitoraggio dello scafoideo e dei fitoplasmi rimandiamo all’articolo specifico su questo stesso Notiziario, che ingloba anche i dati delle attività canoniche che abbiamo sempre svolto negli anni scorsi e anche quest’anno.
1. L’uso del portafogli insetticidi
Abbiamo sovente segnalato il rischio di un appiattimento della difesa contro lo scafoideo e di una certa trascuratezza nella sua esecuzione. Raccogliendo i dati pregressi delle 20 aziende campione (17 a conduzione integrata e 3 a conduzione biologica), ci siamo resi conto di quanto quel rischio fosse reale. Vedi, ad esempio, l’utilizzo massiccio e ripetuto negli anni delle stesse molecole insetticide e/o con lo stesso meccanismo d’azione (tab. 1), con gravi ripercussioni sulla loro efficacia; oppure, effettuare trattamenti non corretti per posizionamento, tipo di prodotto utilizzato osotto dosato (tab. 2), sebbene questo possa risultare strano, considerando che si tratta di aziende professionali e di un insetto che combattiamo da 20 anni! Un capitolo a parte meriterebbero i quantitativi troppo ridotti d’acqua utilizzati, ben sapendo che un insetticida ne richiede in abbondanza, al limite dello sgocciolamento.
È evidente, inoltre, nella scelta aziendale del numero di trattamenti insetticidi da effettuare contro lo scafoideo, il passaggio nel 2022 a due trattamenti (mediamente) rispetto a quello unicoe obbligatorio degli ultimi anni (sempre tab. 1).
Tabella 1 – Numero di trattamenti effettuati contro lo scafoideo e le relative molecole insetticide utilizzate negli ultimi 4 anni nelle 20 aziende campione
Tabella 2 – Percentuale dei trattamenti con sottodosaggio dell’insetticida o con timing errato nelle 20 aziende campione
2. L’inadeguatezza della difesa insetticida
Nei 10 vigneti (8 “integrati” e 2 “bio”) in cui abbiamo seguito la presenza dello scafoideo prima e dopo i trattamenti aziendali, cadenzando i rilievi fino a due settimane dopo l’intervento insetticida, abbiamo potuto constatare l’inadeguatezza della difesa contro lo scafoideo (vedi tab. 3), in generale e indipendentemente dall’insetticida utilizzato. Infatti, in 9 vigneti (il 90%) si rilevava la presenza del vettore della flavescenza ancora dopo due settimane dal primo insetticida; tra gli 8 vigneti trattati una seconda volta contro la cicalina della FD, abbiamo rilevato l’insetto ancora in 5 campi dopo due settimane (il 62,5%).
Tabella 3 – Numero di scafoidei rilevati in pre- e post- trattamento insetticida in 10 vigneti campione
3. I nuovi impianti con materiale di propagazione termo-trattato
Di barbatelle trattate termicamente contro i Giallumi della vite ne abbiamo contate 31.186 in 11 vigneti al primo anno d’impianto, più altre 4.518 non termo-trattate allevate in filari contigui e che dovrebbero fungere da testimone (scarso, ma pur sempre un testimone).
Dalla tab. 4 si evince già una presenza della malattia all’impianto e viste le difficoltà di ben identificare i sintomi da GY al primo anno, in cui manca anche il grappolo, abbiamo indicato anche le barbatelle con sintomi sospetti su cui non eravamo certi. È evidente come i sintomi siano maggiormente presenti (in percentuale) tra le barbatelle non termo-trattate.
In questi vigneti abbiamo, inoltre, effettuato 15 analisi molecolari su viti sintomatiche per l’identificazione del fitoplasma responsabile e sono tutte risultate positive a legno nero.
Trattandosi di barbatelle sottoposte a termoterapia prima della commercializzazione, abbiamo voluto verificare anche l’attecchimento e la disaffinità d’innesto. Mentre quest’ultima, dai dati raccolti, risulta trascurabile, sembrerebbe invece interessante il valore del mancato attecchimento o morte delle barbatelle rispetto al materiale non termo-trattato. È necessario però considerare che in almeno un vigneto con molte viti non attecchite la moria è dovuta molto più probabilmente a un problema agronomico.
Tabella 4 – Monitoraggio e mappatura di 11 vigneti termo-trattati e 4 campi non termo-trattati
In futuro
Questi dati, insieme a quelli presentati nell’articolo “Flavescenza dorata e legno nero richiedono forte attenzione”, in questo stesso numero del Notiziario, ci indicano la necessità di un cambio di passo, di nuova attenzione, di rinnovati sforzi da parte di tutti, viticoltori, tecnici, cantine sociali.
Abbiamo iniziato un nuovo percorso d’indagine sul territorio e per il territorio e continueremo anche nella prossima campagna, con la speranza di ampliarlo e migliorarlo, magari con l’aiuto di tutti. Questo ci dovrà mettere nelle condizioni di ridefinire la difesa se possibile, di riattivare quelle energie nei viticoltori che ci permisero negli anni 2000 di arginare la doppia epidemia di flavescenza e legno nero e di verificare in corsa e in campo il tutto.