Gli alberi e il cambiamento del clima
Gli effetti delle mutate condizioni ambientali sul patrimonio vegetale e la sua differente interazione con l’uomo
Di Andrea Catellani
Il cambiamento climatico è un fenomeno assolutamente di grande attualità nella vita di oggi e se ne sente parlare in differenti circostanze, spesso tutte ricondotte alla nostra esistenza quotidiana. Ci accorgiamo quindi in maniera molto semplice che “non esistono più le mezze stagioni”, che “piove sempre di meno”, che “non ci sono più gli inverni di una volta” e via di seguito.
Anche per quanto riguarda il mondo delle piante ornamentali, questo fenomeno ha avuto evidenti ripercussioni sulle loro modalità di vita e sullo svolgimento dei loro cicli vegetativi, analogamente a quanto riferito per le colture da reddito anche nel presente notiziario, dando origine a manifestazioni assolutamente visibili anche ad un occhio inesperto.
Ad esempio, è facile notare come la caduta delle foglie, tipico fenomeno autunnale, sia stata posticipata di numerosi giorni e, ancora nel mese di novembre, potevamo notare come gli alberi fossero interamente “vestiti” e il clima tipico dell’autunno venisse mascherato, oltre che da temperature mediamente più alte rispetto al consueto, anche da un differente aspetto del paesaggio che ci riportava ad ambientazioni poco consone ed inattese.
L’innalzamento della temperatura è sicuramente uno degli effetti principali del cambiamento climatico ed ha prodotto, nell’economia della vita delle piante, mutamenti sostanziali che hanno portato ad un anticipo nella germogliazione primaverile ed ad un ritardo nella senescenza autunnale, con conseguenze anche importanti nella fisiologia dei vegetali. Infatti, questa situazione, implica una inevitabile maggiore suscettibilità delle piante alle diverse avversità che possono potenzialmente aggredirle, oltre che rendere possibile una diversa e più sensibile esposizione a patologie e parassitosi, sia in conseguenza del mutato comportamento dei vegetali che del mutato comportamento degli agenti di danno.
Inoltre, le diverse condizioni ambientali, hanno prodotto anomalie nella produzione dei fiori e nella loro impollinazione, con conseguenti alterazioni della fruttificazione e, non ultimo, hanno indotto rallentamenti nella crescita delle piante conseguenti proprio allo sfasamento dei cicli vegetativi.
Oltre alla differenza nelle temperature, un altro evidente effetto dei cambiamenti climatici è indubbiamente legato all’andamento delle precipitazioni. Anche nell’ultimo anno, abbiamo potuto registrare lunghi periodi caratterizzati da una assenza completa di precipitazioni che hanno creato difficoltà notevoli alla sopravvivenza di esemplari anche adulti. Come facilmente osservabile sulle piante spontanee che crescono naturalmente senza l’influenza dell’attività dell’uomo, magari quelle che adornano le pubbliche strade delle periferie, si è assistito al disseccamento e quindi alla morte di numerosi esemplari che, probabilmente, erano già oggetto di sofferenze vegetative legate a cause differenti e che non sono riusciti a sopportare un ulteriore stato di stress.
Analogamente abbiamo assistito ad una forte recrudescenza dell’incidenza delle problematiche patologiche (fungine, batteriche ecc) di origine vascolare, come ad esempio il cancro colorato del platano, la grafiosi dell’olmo ecc. che divengono molto aggressive laddove vi siano esemplari sofferenti, anche per motivi fisiologici e, conseguentemente, maggiormente suscettibili alla loro azione.
Anche le nuove realizzazioni, costituite da esemplari giovani e spesso forniti di irrigazione, hanno manifestato sofferenze importanti, spesso anche pregiudizievoli della loro conservazione, causando fallanze nell’attecchimento e conseguenti difformità nella risposta paesaggistica.
Tutti questi fenomeni sono attualmente oggetto di studi specifici che hanno l’obbiettivo di analizzare le conseguenze dei cambiamenti climatici e prevederne gli effetti sul nostro ecosistema. Le osservazioni in nostro possesso ci dicono attualmente che l’aumento della temperatura potrebbe influire persino sulla futura composizione della nostra flora e quindi portare ad un sensibile mutamento della composizione del nostro patrimonio vegetale.
Di contro, sempre maggiormente, dobbiamo confrontarci con fenomeni meteorologici estremi che ci propongono precipitazioni violente e difficilmente controllabili, accompagnate da venti anomali e non comuni, che compaiono improvvisamente dopo periodi di assoluta tranquillità meteorologica.
Tutta questa situazione crea grandi difficoltà nella gestione delle piante in condizione di sicurezza, sia per chi ne detiene la responsabilità diretta e sia per chi, come noi, è chiamato a garantirne l’integrità, perché dalla combinazione degli effetti dei cambiamenti climatici deriva un sensibile aumento degli eventi nefasti, come possibili distacchi di porzioni di vegetazione o, peggio, interi schianti di esemplari. Per l’opinione pubblica, è spesso difficile comprendere come i cambiamenti in atto possano influire in maniera negativa su elementi del nostro paesaggio che abbiamo sempre percepito come “sicuri” e che, improvvisamente, ci appaiono come potenziali minacce per la nostra tranquillità. Inoltre l’aforisma “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” è assolutamente di grande attualità e quindi, subito dopo un evento nefasto, come ad esempio la caduta di un albero, magari anche in posti molto lontani da noi, assistiamo ad una moltitudine di segnalazioni di “alberi pericolosi”, improvvisamente “inclinati” o, peggio ancora, a domande di abbattimento motivate anche semplicemente con le dimensioni dell’albero che, a quanto pare “improvvisamente”, non garantiscono più la sua sicurezza.
Il tema della sicurezza delle piante dei nostri parchi e dei nostri giardini è un tema assolutamente molto sensibile che merita grande attenzione e che non deve mai essere trascurato, proprio perché per le loro caratteristiche intrinseche e per le loro dimensioni, i nostri “compagni vegetali” possono rivelarsi potenzialmente molto pericolosi per la nostra incolumità. Di contro però va mantenuta una necessaria lucidità nell'interpretazione della situazione e quindi è necessario non farsi trascinare dall'emotività del momento e valutare ogni singola situazione con grande attenzione. Un albero ornamentale correttamente gestito e, quindi, privo di influenze antropiche rilevanti che possono, in qualche modo, comprometterne le strutture meccaniche di sostegno è un organismo perfetto, in grado di sostenere, senza alcuna difficoltà, l'intero peso della sua struttura e, per questo motivo, non crea nessun pericolo particolare. Il nostro compito per conservare le sue condizioni di sicurezza è quello di gestirlo sempre con grande oculatezza, avendo cura di non danneggiare il suo equilibrio e, quindi, di non renderlo pericoloso.
Naturalmente monitorare ed osservare il nostro patrimonio arboreo è fondamentale per mantenere una condizione di garanzia della sua sanità e prevedere manutenzioni programmate, con turni che possano rispettare anche le esigenze economiche specifiche di ognuno di noi, è fondamentale per conservare un bene indispensabile per la nostra stessa sopravvivenza.
Oggi la sensibilità dell’opinione pubblica è tutta indirizzata nella possibilità di mettere a dimora alberi e da qui si sviluppano una moltitudine di iniziative pubbliche che esaltano la piantumazione di giovani esemplari, ai quali però sarebbe necessario anche garantire una sopravvivenza futura, a partire dalla necessità di una corretta progettazione per finire all’opportunità di prevedere una strategia di gestione in grado di assicurarne la vita nel tempo, cosa che, spesso, ha costi molto superiori alla fornitura stessa delle alberature.
Una riflessione andrebbe però anche fatta sull’opportunità di salvaguardare adeguatamente il patrimonio arboreo attualmente esistente e di non sacrificarlo sull’altare di ogni possibile iniziativa alternativa. Senza scomodare situazioni che esulano specificamente dalle problematiche del nostro contesto, come ad esempio la deforestazione o fenomeni simili, dobbiamo porre un necessario accento sull’eccessivo consumo del suolo, conseguente all’eccesso di nuove costruzioni o anche, più semplicemente, a moderare le conseguenze di iniziative potenzialmente positive, come l’incentivo alla ristrutturazione degli immobili che ha ingenerato, anche solo nella nostra provincia, lo sterminio di centinaia di alberi e arbusti sacrificati sull’altare della necessità di eseguire i lavori. Come spesso accade infatti, gli elementi vegetali vengono assimilati ai manufatti e, nella concezione di chi costruisce, non esiste problema nel sopprimere un esemplare di grandi dimensioni per posizionare meglio i macchinari, ignorando consapevolmente come, per costruire quell’architettura arborea, ci siano voluti numerosi anni di evoluzione e come non sia in alcun modo possibile ricrearlo in pochi minuti.
Senza cadere nella antropizzazione delle piante che rappresenta una sensibilità filosofica che non è naturalmente condivisa da tutti, sarebbe però importante porre maggiore attenzione quando ci si approccia ad un elemento vegetale, considerandolo, come realmente è, un essere vivente e quindi rispettando la sua integrità e il suo “diritto” ad esistere…insieme a noi, senza ricordarsi di loro solo quando aderiamo alla “giornata dell’albero” di turno.