La vendemmia meccanica e una corretta tariffazione
È ora di passare alle tariffe a tempo?
Adesso che la vendemmia meccanica rappresenta il ... è ormai opportuno adottare un criterio più razionale per il costo della raccolta
Di Claudio Corradi
La nostra provincia, nel corso degli anni, ha saputo conquistarsi quella che oggi è senza dubbio una delle più significative maturità tecniche in fatto di vendemmia meccanica. Le uve raccolte a macchina in pianura sono ormai il 70% ma sono in rapido incremento percentuale anche nel territorio collinare.
Le cantine, che si sono affiancate con leggero ritardo a questo processo innovativo, stimolato soprattutto dai produttori, stanno oggi recuperando il tempo perduto, lavorando a favore di una sempre migliore organizzazione dei conferimenti, tale da permettere la più razionale lavorazione delle uve.
L’annata di quest’anno è stata particolarmente significativa sotto diversi aspetti a partire dal rapido evolversi della maturazione dei lambruschi e che proprio grazie alle macchine ha potuto contare sul contenimento dei danni da spaccatura e dall’insorgere della botrite. In secondo luogo, non si dimentichi che con la vendemmia meccanica gli acini colpiti da oidio restano in campo e pertanto non vanno a contaminare uve e mosti come al contrario accade nella vendemmia manuale. Analogo ragionamento potrebbe essere riproposto per i vigneti colpiti da grandine, la presenza dei diraspatori a bordo della vendemmiatrice permette una straordinaria pulizia del prodotto, ma soprattutto l’immediata separazione delle uve da porzioni erbaceo-legnose, che potrebbero avere ripercussioni negative sulla qualità dei mosti.
L’annata ha poi messo in evidenza che nonostante le 111 vendemmiatrici che operano sul nostro territorio esisterebbe lo spazio per incrementare il numero di macchine a favore di un minore carico di lavoro medio e la possibilità di ottimizzare ulteriormente i conferimenti anche in funzione delle urgenze di maturazione delle uve,soprattutto se dovessero insistere anomalie climatiche come quelle di questi ultimi due anni. In particolar modo i terzisti dovrebbero prendere in seria considerazione la possibilità di attrezzarsi per non lavorare sempre con calendari blindati, ma in grado di permettere un minimo di accelerazione nel caso in cui, cantine permettendo, questa si rendesse necessaria.
A proposito di terzisti, questa forte professionalizzazione della vendemmia meccanica della nostra viticoltura non può esimersi dal soffermarsi a riflettere sull’aspetto dei costi della raccolta, sui quali ci si intratteneva molto più spesso all’inizio degli anni ottanta per estrapolare tutte le valutazioni del caso, in un momento in cui c’erano ancora tante cose da dimostrare. Oggi al contrario si danno per scontate troppe cose.
Con il rischio di toccare argomenti impopolari, è sicuramente il caso di parlare di tariffe ed in particolar modo di tariffe di vendemmia a quintale d’uva. Questa in passato era indispensabile per convincere il produttore sulla validità, sia tecnica ma soprattutto economica, dell’esecuzione della raccolta meccanica. Il produttore che si avvicinava per la prima volta al cambiamento, affidandosi ad un terzista, aveva la necessità di sapere a priori quanto avrebbe speso per fare il confronto, che tutti ricordiamo bene, con il costo della raccolta manuale sottratti delle perdite ipotizzate. E’ quindi fuori discussione che la tariffa di vendemmia a quintale sia stato lo strumento che ha permesso a questa innovazione di affermarsi in modo rapido e concreto.
Oggi, però, i tempi sono cambiati per una complessa serie di motivi. Innanzitutto sono passati più di trent’anni, la tecnologia si è fortemente evoluta e le rese orarie di raccolta delle macchine sono decisamente incrementate. C’è rimasto ben poco da dimostrare, soprattutto perché la vendemmia meccanica è sicuramente una scelta senza ritorno per i suoi molteplici aspetti migliorativi ai quali nessuno è più disposto a rinunciare, anche se, paradossalmente, arrivasse a costare di più della raccolta manuale. Fra questi si ricordano la tempestività, la semplicità dell’organizzazione aziendale ed il miglioramento qualitativo del prodotto. Inoltre, i vigneti nati per la vendemmia meccanica sono più scomodi ed irrazionali da vendemmiare a mano ed in particolar modo quelli nei quali vengono adottate, e sono tanti in provincia, tecniche di potatura semplificate e innovative.
La corretta tariffazione della vendemmia meccanica
Ma se la vendemmia meccanica è per certo una conquista senza ritorno, l’evoluzione tecnica delle macchine e della capacità di lavoro delle stesse deve stimolare la riflessione sulla correttezza delle tariffe di lavoro attualmente adottate. La tariffa di raccolta a quintale è, in effetti, diventata una consuetudine nei confronti della quale si è smesso di riflettere visto che oggi siamo tutti consapevoli che potrebbe essere molto più corretto ragionare in termini di costo ad ora effettiva di lavoro.
Come è possibile ritenere adottabile una tariffa costante, come la tariffa a quintale, per la raccolta di un prodotto nei confronti del quale non esistono elementi invariabili? La produzione per ettaro è differente ogni anno così come i tempi per una raccolta razionale, vale a dire una raccolta in grado di individuare le condizioni operative ideali, che non possono essere mai uguali da un anno all’altro e con esse la velocità di avanzamento, e quindi i tempi di lavoro, soggetti a continue variazioni.
Paradossalmente, a fronte delle più elevate produzioni di uva per ettaro si arrivano a registrare le maggiori rese orarie di raccolta, rendendo in questi casi il costo della vendemmia inversamente proporzionale al tempo impiegato. Assurdo!
Ancora si potrebbe riflettere sulla conformazione degli appezzamenti che, a parità di superficie e di resa di uva per ettaro, potrebbero essere costituiti da molti filari corti od al contrario da pochi filari molto lunghi. Nel primo caso i tempi di svolta e di manovra influiranno sui tempi complessivi di lavoro in termini decisamente superiori rispetto alla situazione opposta, ma nel caso di raccolta a quintale questa differenza non avrebbe lo spazio per essere considerata. Al contrario una tariffa di lavoro ad ore riuscirebbe invece a valorizzare anche questi particolari che non sono certo irrilevanti, soprattutto in presenza di dimensioni aziendali di un certo rilievo.
Con una tariffa ad ore, fra l’altro, non sarebbe più necessario ritoccare le tariffe in caso di vigneti grandinati o molto giovani, nei quali le rese produttive sono estremamente basse ma soprattutto sarebbe sempre possibile ricercare con assoluta tranquillità per tutti, terzista e viticoltore, la velocità di lavoro ideale, perché questo parametro di regolazione della macchina non influirebbe più sulla capacità di produrre utile da parte della vendemmiatrice.
L’utilizzo di una tariffa a quintale quindi, a ben pensarci, è un poco come giocare al lotto: qualcuno vince e qualcuno perde, quindi fra il produttore ed il terzista uno ci guadagna ed uno ci rimette. E’ sicuramente vero che in questo modo l’ago della bilancia penderà una volta a favore dell’uno e la volta successiva a favore dell’altro ma sia chiaro che sarebbe tutto molto più saggio e razionale se i conteggi fossero sempre esatti e tali da ricercare la giustezza per entrambi.
Sappiamo benissimo che non tutte le annate sono uguali e, per questo, anche il modo di operare con la vendemmiatrice, poco o tanto, non potrà mai essere perfettamente identico un anno dopo l’altro. Nel momento in cui viene variata la velocità di lavoro si generano rese orarie di raccolta che possono essere anche molto differenti indipendentemente dalla resa di produzione dell’annata.
La siccità degli ultimi anni da questo punto di vista è stata molto istruttiva. In questi casi l’applicazione di una tariffa costante significa dimostrare con assoluta certezza che una delle due situazioni non può essere corretta. In effetti, una tariffa oraria, che deve essere attentamente ponderata in funzione dei costi di ammortamento della macchina, delle ore di lavoro annuo della stessa, dei costi di gestione (personale, manutenzione, organi di consumo, lavaggio giornaliero, assicurazione, etc.) è sicuramente più razionale e tranquilla per tutti, pur potendo condurre a costi anche sostanzialmente differenti fra una vendemmia e l’altra.
Tabella 1: La tabella evidenzia come in funzione del variare della resa oraria di vendemmia meccanica e del costo ad ora di raccolta si verifichino enormi differenze sul reale costo di vendemmia meccanica a quintale uva.
| Tariffa oraria di vendemmia (€) | 300 | 325 | 350 | 375 | 400 | 425 |
| Resa di raccolta (quintali/ora) | Costo reale di raccolta a quintale di uva (€/q.li) | |||||
| 50 | 6 | 6,5 | 7 | 7,5 | 8 | 8,5 |
| 60 | 5 | 5,42 | 5,83 | 6,25 | 6,67 | 7,08 |
| 70 | 4,29 | 4,64 | 5 | 5,36 | 5,71 | 6,07 |
| 80 | 3,75 | 4,06 | 4,38 | 4,69 | 5 | 5,31 |
| 90 | 3,33 | 3,61 | 3,89 | 4,17 | 4,44 | 4,72 |
| 100 | 3 | 3,25 | 3,5 | 3,75 | 4 | 4,25 |
| 110 | 2,73 | 2,95 | 3,18 | 3,41 | 3,64 | 3,86 |
| 120 | 2,5 | 2,71 | 2,92 | 3,13 | 3,33 | 3,54 |
L’utilizzo di un tariffario a tempo per il terzista sarebbe la garanzia di non lavorare mai sottocosto mentre il produttore, soprattutto nei grandi appezzamenti, potrebbe avere dei vantaggi economici se non altro nelle annate di elevata produzione ed agevole distacco.
Controindicazioni all’applicazione di una tariffazione della vendemmia ad ore non ce ne sono, anzi, sarebbe la garanzia della migliore scelta operativa in fatto di regolazione della macchina. Premesso che la vendemmia deve essere affidata ad un terzista di assoluta fiducia, visto che stiamo parlando di un prodotto prezioso, di elevata qualità e di impianti destinati a durare molti anni, non esisterebbero più dubbi sulla convenienza del terzista ad andare troppo veloce.
Il punto critico diventa l’individuazione della corretta tariffa oraria che per macchine semoventi dovrebbe aggirarsi attorno ai 400 euro l’ora che, pur essendo una cifra che in qualche modo spaventa e potrebbe sembrare eccessiva, nel caso di macchine con resa di raccolta di 100 quintali l’ora originano un costo a quintale di 4 euro mentre nel momento in cui la resa di raccolta diventa di 120 quintali il costo a quintale uva si abbassa a 3,30 euro. E’ per questo motivo che il prossimo passo verso un’ulteriore qualificazione della professionalità dei terzisti sarà proprio quello dell’applicazione di un tariffario a tempo, e più che ad ore si dovrebbe adottare un tariffario a minuti, che consideri le ore di effettivo lavoro, comprensivo di svolte e scarico, al netto di eventuali fermo macchina che si dovessero verificare.