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Il materiale di moltiplicazione della vite dal costitutore al viticoltore: i campi di piante madri 

di Accursio Piazza

 

I "campi di piante madri" (CPM) sono vigneti dove prelevare le marze (porzione di ramo provvista di una o più gemme) necessarie ai vivaisti per riprodurre, una volta innestate, le barbatelle utilizzate per dar vita ai nuovi impianti viticoli.

L’importanza dei campi di piante madri per il controllo e la diffusione di malattie dovute a fitoplasmi, quali flavescenza dorata e legno nero, e a virosi è un tema di grande rilievo per l’intero settore viticolo, in quanto la sanità delle barbatelle che andranno a costituire i nuovi vigneti, è alla base di  una buona riuscita dell’impianto in termini quantitativi e soprattutto qualitativi. Per questo motivo, bisogna porre grande attenzione affinché il materiale di moltiplicazione (barbatelle, talee, ecc.) utilizzato garantisca un buon risultato.

In questo articolo cercheremo di riassumere brevemente i principali aspetti tecnici e legislativi coinvolti nella gestione dei campi di piante madri di vite.

Le norme

Il commercio e l’utilizzo di materiale di propagazione della vite è vincolato a un iter procedurale alquanto rigido, regolamentato da norme europee (direttiva 68/193/CEE del 9 aprile 1968), che hanno lo scopo di garantire l’idoneità degli aspetti genetico-sanitari del materiale di moltiplicazione e renderne possibile la commercializzazione all’interno di tutti gli stati europei.

Per quanto riguarda il nostro paese, la suddetta normativa, recepita in Italia col DM 8 febbraio 2005 e successive modifiche, definisce le linee guida per una corretta commercializzazione di tale materiale attraverso l’istituzione del Servizio Nazionale di Certificazione della Vite (SNCV) e l´iscrizione di tutte le varietà commercializzate in un apposito Registro nazionale; indica le metodologie di controllo e l’obbligo di accertamenti dello stato fitosanitario e di purezza varietale tramite ispezioni in campo e analisi di laboratorio per l’accertamento di fitoplasmi, dei principali virus (GFLV virus dell’arricciamento della vite; ArMV virus del mosaico dell’Arabis; GLRaV-1 virus 1 dell’accartocciamento fogliare; GLRaV-3 virus 3 dell’accartocciamento fogliare; GVA virus del legno riccio della vite; GFKV virus della maculatura infettiva della vite, quest’ultimo ricercato solo per i portinnesti) e di altri organismi nocivi o loro vettori, in particolare nematodi, per i quali sono previsti analisi del suolo per verificarne l’eventuale presenza.

Inoltre, definisce il materiale di moltiplicazione usato, sulla base della purezza e della sanità in:

  1. Materiali di moltiplicazione iniziali: rappresentati da cloni prodotti sotto la responsabilità del costitutore (Nuclei di premoltiplicazione viticola) secondo metodi atti al mantenimento dell’identità varietale e di prevenzione delle malattie; sono destinati alla produzione di materiale di base o di materiale certificato; per l´identificazione di tale materiale è prevista un’etichetta bianca con tratto diagonale violetto.
  2. Materiali di moltiplicazione base: anche questi prodotti sotto la responsabilità del costitutore (Nuclei di premoltiplicazione viticola), derivanti direttamente da materiali di moltiplicazione iniziali, per via vegetativa; sono destinati alla produzione di materiale di moltiplicazione certificato; per l´identificazione di tale materiale è prevista un´etichetta bianca.
  3. Materiali di moltiplicazione certificato: sono prodotti e commercializzati dalle ditte vivaistiche, provenienti direttamente da materiali di moltiplicazione di base o da materiali di moltiplicazione iniziali e destinati alla produzione di piante o parti di piante che servono alla produzione di uve; per l´identificazione di tale materiale è prevista un’etichetta azzurra (foto 1).
  4. Materiali di moltiplicazione standard: prodotti e commercializzati dalle ditte vivaistiche, presentano l’identità e la purezza della varietà al 99% e sono destinati alla produzione di piante o di parti di piante che servono alla produzione di uve; per l´identificazione di tale materiale è prevista un´etichetta di colore arancio (foto 2).

Difatti la presenza di organismi nocivi che riduca il valore del materiale è tollerata solo entro limiti il più possibile ridotti e da questa classificazione si desume come la qualità delle barbatelle (in termini di purezza varietale e dello stato sanitario) vada via via decrescendo, passando dal materiale “iniziale” al materiale “standard”.

Sulla base delle ispezioni in campo e delle analisi molecolari, un CPM può essere giudicato idoneo al prelievo delle marze se: esente da flavescenza dorata; dai virus sopra menzionati; dai nematodi (del genere Xiphinema, vettore del “Complesso dell’arricciamento (GFV)”) e se la percentuale di piante sintomatiche (per qualsiasi avversità) o che non presentano corrispondenza varietale non superi il 10% per i campi di categoria standard e il 5% per i campi di categoria certificati. Viceversa verrà sospeso per un periodo minimo di 2 anni durante i quali continuerà ad essere sottoposto a controlli ed analisi di laboratorio ma non autorizzato al prelievo di materiale da parte dei vivaisti, fino al completo risanamento del campo.

A seguito dei controlli viene rilasciata l’autorizzazione alla stampa delle etichette ufficiali (sopra citate) che devono accompagnare le future barbatelle fino al momento della vendita al viticoltore il quale deve sempre esigere, al momento dell’acquisto, che il materiale sia accompagnato da tali etichette che ne garantiscano provenienza (nome, indirizzo del produttore e paese di produzione), tipo di materiale, varietà e categoria dello stesso, numero di riferimento del lotto e quantità del materiale, sia che queste siano commercializzate singolarmente o nei classici mazzi da 25 o suoi multipli.

La situazione 2012 in provincia di Reggio Emilia:

Nella nostra provincia le denunce dei “campi di piante madre” di materiale certificato e standard (che sono le uniche 2 categorie reperibili in commercio), hanno riguardato circa 32 ha di vigneti (più di 65 diversi impianti viticoli), sparsi per tutta la provincia (grafico 1).

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Grafico 1.  Composizione percentuale delle varietà di vite categoria standard e certificata relativi a CPM in provincia di Reggio Emilia, stagione 2012.

Come gli anni passati anche quest’anno i controlli, atti a garantire lo stato sanitario delle piante, sono stati eseguiti nei mesi di agosto e settembre (momento in cui i sintomi da giallumi sono più evidenti) dai tecnici del Consorzio Fitosanitario.

Durante il controllo, eseguito su ogni singola pianta, sono state contrassegnate con spray rosso più nastro (foto 3) le piante che presentavano sintomi imputabili a giallumi e virosi, ad indicare che tali piante vanno estirpate e/o capitozzate poco sopra il punto d’innesto; mentre altre piante che presentavano problemi non imputabili a giallumi o virosi ma ad altre patologie, come ad esempio il mal dell’esca, sono state contrassegnate solo con nastro in modo da indicare ai vivaisti che da tali piante non è possibile prelevare materiale di propagazione nella stagione in corso.

Inoltre, come accennato sopra, durante questi controlli sono stati presi a campione, tralci di piante che presentavano sintomi da giallumi da far poi analizzare in laboratorio; 5 dei 9 campioni fatti sono risultati positivi a flavescenza dorata e per questo i vigneti interessati, non saranno ritenuti idonei al prelievo per almeno 2 anni e fino a bonifica; mentre gli altri 4 campioni sono risultati positivi a legno nero, eventualità per la quale non è prevista la sospensione del campo ma solo il non prelievo di materiale dalle viti sintomatiche. Per quanto concerne i campionamenti per le analisi dei virus, questi sono eseguiti nel periodo invernale, durante il riposo vegetativo, per i cui esiti vi rimandiamo al prossimo numero del Notiziario Fitopatologico.

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